di Damiano Mastroiaco (esperto oplofilo, pubblicista del settore armiero).

Secondo i denigratori, infernale progenie che il mondo oplofilo non ha voluto farsi mancare, esisterebbero ormai più discipline di Tiro che praticanti.
Ohibò.
L’Oplofilia di chi vi offre queste note vanta radici antiche, che affondano nelle eleganti forme dell’automatico Breda di un suo zio materno, nella discreta immediatezza delle due doppiette di un prozio appese dietro la porta, e nell’essere stato portato a Caccia già a cinque anni, nelle -allora- ignorate macchie miste di frassino e quercia dell’Appennino Centrale.
Trovereste grottesca l’impazienza con cui vissi gli anni da adolescente nell’attesa della maggiore età, traguardo che i borghesucci aspettavano con l’abbaglio del voto politico, e che questo proletario involontario vedeva invece come la raggiunta opportunità di entrare in armeria e uscirne, magari non troppo presto, con qualche sospirato oggetto del desiderio.
Ma ad informarmi avevo iniziato molto prima.

Ricordo il primo DianaArmi che comprai: dalla copertina il campione del mondo Giovanni Mezzani puntava il lettore col vivo di volata della sua canna Hart in .222Rem. Che specialità era mai, quella che si praticava con un cannocchiale e un gilet simile a quello dei tiratori di piattello?
Finché non aprii la rivista neanche sapevo che esistesse, il Bersaglio Mobile: a quel tempo si tirava ancora su sagome di cinghiale a grandezza naturale, per i 50 metri. Ero in ogni senso agli inizi, e quelle sagome tanto evocative del suide in corsa mi suggerirono una genesi venatoria della specialità.
Scoprii in seguito che mi sbagliavo. Il bersaglio mobile si fregiava di insospettate origini marziali, come mi confermò un’incisione del XVI secolo: una sagoma di cavaliere mossa sul percorso da due nerboruti operatori che azionavano un paranco orizzontale.

Avessi potuto disporre della mole di informazioni giunta più tardi con Internet, avrei scoperto che il tiro su sagoma mobile di cavaliere era stato ancora parte integrante nella preparazione dei cecchini austro ungarici; la mia però era un’epoca di libri, a volte veri capolavori grafici della grande Editoria italiana, quasi sempre di difficile reperibilità.
Erano altre le discipline davvero derivate dalle pratiche venatorie: il tiro a volo su tutte, con le varianti che conosciamo, dal Tiro al Piccione al Piattello Elica, passando per le classicissime Trap e Skeet.

Il Tiro al Piccione, per ragioni che un Cacciatore con la maiuscola non perde tempo a spiegare, non mi piaceva. In Italia lo tolsero di mezzo, e non mi mancò. Ma fu proprio l’eredità che aveva lasciato a farmi balenare una certa idea.
I fucili un tempo destinati ai piccioni finirono con l’affrontarsi nella splendida specialità del piattello-elica, ma nell’uno e nell’altro caso erano state le armi con canne sovrapposte a fare la parte del leone, almeno in tempi a noi più prossimi.
Perché non usare una doppietta, per il tiro a volo? O meglio, perché non tornare a usarne?
L’idea mi fece sentire come una sorta di pioniere, ma solo fino a quando non scoprii che non ero stato l’unico, ad averci pensato. La Fausti, col suo modello “Dea Sport”, e la RFM col suo “Brutto Anatroccolo”, stavano già esplorando le possibilità di questa riscoperta, e ridimensionarono in men che non si dica le illusioni di cui ero preda.

Cosa restava dunque di quella mia idea, ormai ridotta al rango di una mera premonizione? Ben poco, se non l’eventualità di veder accolta l’istituzione di una categoria separata di tiravolisti-doppiettisti.

Nella mia concezione, la nuova specialità doveva svolgersi con l’uso esclusivo di doppiette da Caccia, rigorosamente bigrillo, divieto delle astine “a coda di castoro”, regolamento canonico per Trap, Skeet ed Elica.

A quel punto però, con la messa in produzione dei modelli che ho ricordato, non privi di accorgimenti tecnici tali da farne delle vere e proprie “doppiette da tiro”, non credo che l’idea possa davvero avere un seguito, ed è un peccato, se pensiamo a quanti avancarichisti, per forza di cose usi da sempre a tirare al volo con doppiette o monocolpo, avrebbero gradito impegnarsi nella nuova divisione.
Tutto qui.
Fateci sapere cosa ne pensate ora, o tacete per sempre. mastrodamiano62@gmail.com
Damiano Mastroiaco