Come non morire ad un giorno dalla pensione?

di Biagio De Santis (istruttore di tiro e armaiolo abilitato anche per armamento militare). Aggiornamento del 20.06.2025

Di seguito le mie considerazioni personali.

  1. Premessa legale.
  2. Il senso del dovere.
  3. Nessuna buona azione passerà impunita.
  4. Come avrebbe potuto salvarsi.
  5. Come sono stati arrestati i fuggitivi.

Parte 1

L’articolo 335, comma 1-bis, del codice di procedura penale italiano stabilisce che il pubblico ministero deve procedere all’iscrizione del nome della persona a cui è attribuito il reato nel registro delle notizie di reato non appena vi siano indizi a suo carico, anche se tali indizi emergono successivamente all’iscrizione della notizia di reato stessa. In pratica, questo comma chiarisce quando e in base a quali presupposti deve essere iscritto il nome dell’indagato nel registro, distinguendo tra indagati noti (modello 21) e ignoti (modello 44). 

L’articolo 53 del codice penale italiano, intitolato “Uso legittimo delle armi”, disciplina l’uso di armi e altri mezzi di coazione fisica da parte dei pubblici ufficiali, ma solo quando strettamente necessario per adempiere ai doveri del loro ufficio, come respingere una violenza o vincere una resistenza all’autorità, o per impedire la commissione di gravi delitti. L’articolo prevede anche che la stessa disposizione si applichi a chi, legalmente richiesto, coadiuvi il pubblico ufficiale. 

L’articolo 52 del codice penale italiano riguarda la legittima difesa. Esso stabilisce che non è punibile chi ha commesso un fatto per necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, purché la difesa sia proporzionata all’offesa.

Parte 2.

Quando ero bambino delle volte ero in giro con mio padre, a volte qualcuno veniva a chiamarlo per una emergenza o lui aveva dei sospetti, mi lasciava in un posto sicuro e andava… Per fortuna è sempre tornato. Io delle volte gli chiedevo di non andare, ma lui mi ripeteva che era il suo dovere. Crescendo velocemente smisi di dirglielo, anche perché ogni tanto lo aiutavo nel lavoro vista la carenza cronica di agenti, ma un giorno mentre parlava con dei colleghi tra loro dissero che erano solo “carne morta venduta allo stato”. Io gli chiesi una spiegazione e mi dissero che era la frase “dettagli alla Cernaia di Torino quando da allievi carabinieri si lamentavano per i pasti, il freddo, ecc”. Mio padre fu fortunato che da bambino durante la guerra non avesse mai patito la fame, ma la patì nel 1957, al punto che alla prima libera uscita dalla scuola allievi, pur rischiando di svenire e con la vista appannata riuscì a raggiungere a piedi la prima bettola di ristorante dove in cambio di tutto il suo stipendio da allievo riuscì a farsi servire 2 uova fritte! Sono cresciuto durante gli anni di piombo e la guerra fredda, la stagione dei sequestri, le grandi rapine, le guerre di mafia e ogni moriva un carabiniere o un poliziotto al giorno! In quei lunghi anni ricordo solo un giorno in cui al TG1 non sapevano cosa dire perchè per coincidenza non era stato ammazzato nessuno! E ogni giorno in casa di ogni “sbirro” nessuno sapeva se fosse diventato orfano o vedova… Credevamo che quei tempi fossero passati ma stanno tornando. In caserma vedevo MAB, MG42, FAL, M1, M12S, 34, 92S, bombe a mano e se con la pistola erano pochi a saperci sparare bene, di certo erano molto più bravi con le armi lunghe. Certo che le mitragliatrici e le bombe a mano cercavano di non portarle né usarle… Oggi di servizio si vedono solo la pistola 92FS e M12S. Le armi più efficaci e moderne per problemi politici di una potente minoranza con in mano i mass media sono considerate peggio di oggetti osceni in pubblico e quindi non vanno portate, ne mostrate e soprattutto non usate anche se eviterebbero il 70% dei conflitti a fuoco grazie al potere deterrente e anche triplicare le possibilità di vittoria e di sopravvivenza.

Parte 3.

In un periodo storico in cui se ti difendi o difendi qualcuno che tu sia un comune cittadino, una guardia giurata o un appartenente alle forze di polizia, non sia mai che usi la forza o peggio le armi, per poi venire crocefisso a livello mediatico globale, dover sostenere spese legali insostenibili per quasi chiunque, linciaggio sociale anche per la famiglia, problemi psicologici per tutta la famiglia, crisi economica familiare, successivo alto rischio di divorzio, impossibilità di pagare muti, tasse, assicurazioni, gli studi per i figli, spese mediche, ecc. Sempre che vada bene con l’assoluzione penale 2 righe in 4^ pagina dei giornali e senza le scuse, probabilmente toccherà affrontare il processo civile di risarcimento di qualche centinaio di migliaia di euro, in genere chiedono quasi 500.000 euro a defunto, ma non ci vanno leggeri nemmeno per danni fisici o psicologici dei vivi. Le famiglie di chi si è difeso, spesso rovinate, figli che finiscono allo sbando o, peggio, molto peggio… Per poi col rischio di finire separati/divorziati a dormire in auto, senza lavoro e a dover pagare gli alimenti…

Già è discutibile l’obbligatorietà della azione investigativa se c’è immediata evidenza di innocenza, ma è di fatto obbligatoria per impedire eventuali abusi, soprusi, errori, ecc. Può capitare, si sa. E sono d’accordo, del resto tutti gli esseri umani possono sbagliare sia in buona che in malafede.

Il problema è che le indagini giuste o sbagliate che siano, a causa del farraginoso sistema giuridico e delle perizie, non durano qualche giorno come negli USA, ma mesi o addirittura anni! Ad esempio, le analisi scientifiche vengono pagate poco, quindi c’è interesse che durino il massimo dei giorni possibili per avere un compenso decente, questo accade da decenni portando a notevoli ritardi! E quindi anche quando le cose vanno bene c’è un calvario più o meno standard da subire! Come risultato, non bastavano le solite carenze croniche di personale, di mezzi, di fondi per pagare gli straordinari, ma ci sono ritardi voluti per gli interventi se non addirittura atti di codardia anche per non intervenire ad una lite tra vicini, un ingorgo nel traffico, un furto con scasso, un cane mordace, ecc. Il classico caffè al bar prima di partire a sirene spiegate. Addirittura ho sentito voci su certi istituti di vigilanza che non mandano rinforzi ne avvisano le forze dell’ordine quando un loro collega chiama per un aggressione in atto, questo finché i criminali non se ne fossero andati… Certo che i fenomeni più gravi sono rari e in media per come sanno sparare forse è meglio che vada così, col rischio anche di spararsi da soli o tra di loro… Fortunatamente ci sono agenti e militari coraggiosi e tra loro anche qualcuno che si fa istruire e allena a proprie spese o che essendo stato in gioventù in qualche reparto operativo particolare è in media molto più bravo ed esperto.

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa diceva che con lui voleva che lavorassero solo chi sapesse sparare bene perché, se no o non sarebbe andato dove comandato o, peggio, si sarebbe anche fatto ammazzare, ma anche chi conoscesse bene le leggi o le condanne non ci sarebbero state. Ricordo ancora che mio padre fino a 3 anni dopo il congedo continuava a ricevere da conoscenti telefonate di intervento per furto o tentato furto perché le forze dell’ordine non arrivavano subito. Purtroppo, in zona per colpa di sindaci menefreghisti il comando compagnia e relativa radiomobile era stato decentralizzato sulla popolosa costa lasciando per anni l’entroterra quasi sguarnito, sarebbe bastato creare anche una tenenza per le aree rurali.

Ma poi un agente o una coppia di agenti interverrebbe sapendo di non poter contare sull’arrivo dei rinforzi? Vogliamo parlare dei furgoni porta valori e depositi che di fatto quando vengono attaccati si trovano praticamente sempre in queste condizioni?

È quindi normale non volersi difendere o se si indossa una divisa non intervenire, però a tutto c’è un limite e poi ci sono persone, uomini e donne che non scendono a compromessi e vanno fino in fondo come ha fatto il brigadiere capo Legrottaglie pur sapendo che avrebbe avuto solo da perdere, perché a poche ore dal congedo avrebbe potuto inventarsi ad esempio di essere inciampato accidentalmente e nessuno lo avrebbe punito. Questo è senso del dovere!

Se avessi scritto questo articolo appena avvenuta la morte del brigadiere capo, sicuramente avrei usato toni pesantemente differenti. In effetti non è deceduto prima di andare in congedo ma quando si è arruolato. Il sistema è malato da troppi decenni e si auto danneggia esponenzialmente. Si, perché, quando inizi una attività dove gli strumenti di lavoro sono già pericolosi nel maneggio quotidiano e per giunta se non sai usarli bene rischi di ucciderti o ferirti da solo, ma anche di ammazzare un collega per sbaglio. Va da sé che, se non c’è adeguata istruzione, addestramento e allenamento questo è già un motivo sufficiente a far fallire il sistema sulla difesa del cittadino, dei suoi bene e della pubblica sicurezza! Inoltre, spesso la colpa è anche degli istruttori che magari si son fatti titolare solo per avere un riavvicinamento familiare, svolgere mansioni meno pericolose, ecc. Peggio che nelle scuole pubbliche dove molti hanno una grande passione per la loro materia sulla quale hanno studiato almeno 5 anni di università. Ma nelle forze armate chi si arruola raramente ha passione per l’insegnamento e forse anche meno han passione per le armi, saranno il 2 o 4%???? Perché ormai è prassi non arruolare preferibilmente chi ha i requisiti psicoattitudinali, ma principalmente in base a titoli di studio e al superamento di esami in materie che non c’entrano molto con le azioni pratiche…  Inoltre, non è detto che un appassionato sappia sparare bene, sappia combattere, sia coraggioso sia per il rischio della vita che dei suddetti problemi. E non credete che tra quelli con passione per l’insegnamento e alle armi tutti le abbiano entrambe, anzi sono ancora più rari! Quando coincidono ci sono almeno i presupposti teorici per avere un istruttore, che poi sia valido è un altro discorso…

Secondo me le basi per avere un buon agente di polizia e militare sono l’attitudine psicofisica al combattimento, poi può essere alto 1,50 o 2 metri, essere uomo o donna, muscoloso o esile, queste diversità possono sempre essere utili in un contesto generico con più operatori. Quindi ognuno con le sue peculiarità potrà essere utile anche per adattabilità alle avversità da affrontare e in genere uno “grosso” è un grosso bersaglio.

Ma quanto tempo ci si allena al combattimento corpo a corpo? Ogni sportivo sa di almeno 2 volte alla settimana, meglio 3, lo stesso discorso vale per l’uso delle armi. E ovviamente non lo si fa per mancanza di tempo e fondi. Perché il tempo dell’allenamento dovrebbe essere retribuito come orario di servizio, poi c’è il rischio che ci si faccia male e qualcuno ci marcerebbe pure… Bene o male ogni caserma o commissariato avrebbe lo spazio per far allenare al combattimento corpo a corpo a mani nude e con i mezzi di coercizione in dotazione (manganelli). Ma se 3 ore alla settimana fossero troppe, magari si potrebbe almeno una volta al mese, beh non si fa nemmeno questa.

Che dire poi dell’addestramento al tiro nei poligoni? Peggio. Solo questure e comandi provinciali dei cc. lì hanno, ma spesso non funzionano per carenza di manutenzione, a volte anche solo per mancanza dei fondi per sostituire i filtri dell’aria. Ma anche quando funzionano, quanti credete che vadano a spararci volontariamente? Pochissimi, poligoni deserti a far polvere e istruttori con sindrome di isolamento… Ci vanno solo da obbligati e poi comunque le munizioni da sparare chi le paga? Nel dubbio non si spara. Ricordo tanti anni fa un amico istruttore dei CC che chiese al comando Generale dell’Arma se autorizzassero i carabinieri a potersi pagare le munizioni fornite magari al prezzo di acquisto, così da poter effettuare con poca spesa gli allenamenti. Ebbene l’Arma rispose che non c’era nessun regolamento che consentisse di vendere munizioni. Cioè, come tutte le forze armate, l’Arma dispone di spacci militari che vendono di tutto: dal cibo, ai liquori, ai coltelli, orologi, abbigliamento, calzature, ecc e ci guadagnano, ma non possono vendere munizioni? Paura di perderle? Di certo non si perderebbero se affidate ai poligoni e vendute su prenotazione e ovviamente con obbligo di spararle sul posto! A distanza di oltre 25 anni nulla è cambiato. E quando i poligoni non ci sono o non sono agibili? Si va o nei sempre più rari poligoni militari o nei TSN che però non sono abilitati al tiro tattico operativo, o nei campi di tiro privati. Purtroppo, spesso quelli disponibili sono lontani e dovendo mobilitare centinaia di agenti o militari al giorno, ci sono certi che riescono ad arrivare per sparare solo tardi e gli rimane pochissimo tempo a disposizione e quindi si va a vanificare un buon addestramento! E comunque sparare 60 colpi 3 volte l’anno tra pistola e pistola mitragliatrice sono veramente troppo pochi, senza contare che a volte per cause di servizio gli allenamenti certi agenti li svolgono solo ogni 2, 3 o 4 anni… Chiunque spari sa che per sparare decentemente si dovrebbe potersi esercitare minimo 1 volta alla settimana, sempre se ha in dotazione una pistola facile con cui sparare.

Un buon rapporto tempo/costi/efficienza sarebbe che almeno una volta l’anno poter effettuare un corso intensivo con almeno 1.000/2.000 colpi in 5 giorni, poi sparare almeno 1 volta al mese 100 colpi per mantenimento. Si, è poco ma nelle nazioni che applicano regole del genere lo standard minimo è molto migliore del nostro.

Tiro mirato statico, tiro dinamico, tiro tattico operativo dinamico.

*Il tiro statico è da fermo, il dinamico è in movimento (non parlo di quello sportivo), tiro tattico operativo dinamico e quello che include per aggettivi praticamente tutto.

*Il tiro statico è quello più diffuso, è lo standard base per tutti. Necessario ma insufficiente.

*Il tiro dinamico, cioè in movimento viene insegnato raramente preferendo non far sparare in movimento ma solo quando ci si ferma. In pratica non viene quasi mai effettuato.

*Tiro tattico operativo tattico, in pratica è appannaggio solo di reparti speciali o particolari.

Sulla ricostruzione del caso non ci sono ancora noti i dettagli esatti della prima sparatoria né della seconda in cui sono stati arrestati l’assassino e i complici. Né voglio dare la colpa all’eroico carabiniere di essersi fatto ammazzare, visto che già uno che oggi interviene in un inseguimento di per sé dovrebbe essere nominato cavaliere del lavoro! Perché vedete, ma ormai lo sapete già che intervenire anche per sedare un litigio può significare per un agente delle forze di polizia, ma anche per una guardia giurata e per un operatore di sicurezza qualunque può giocarsi il posto e future possibilità di lavoro, oltre che a pagare spese legali ed eventuali danni veri o inventati dagli aggressori che poi si auto trasformano in vittime. Quasi ogni giorno sento persone che si lamentano che le forze di polizia non intervengono o non intervengono in tempo, a volte sono stati anche visti andarsene al primo bar a prendere il caffè pur di non intervenire non solo per una sparatoria, rapina in corso (anche col bene placido dei superiori), purtroppo anche per non dirigere il traffico in un ingorgo alla rotonda! Addirittura, ci sono direttive affinché gli inseguimenti in auto debbano essere sospesi per impedire incidenti stradali, principio giusto per evitare vittime innocenti, ma quando diventa una abitudine standard viene da chiedersi perché?

Con poca ironia dicono che per sparare devi attendere che prima ti sparino loro o vai a processo, c’è gente che ha visto troppi film “spaghetti western” dove il pistolero buono per non avere rogne legali con lo sceriffo nei duelli estraeva la pistola per secondo ma sparava per primo. In Italia si vorrebbe addirittura farsi sparare prima alla Matrix, sempre per non andare in galera non sta né in cielo né in terra. Ma in Italia ci sono stati casi del genere, dove le forze dell’ordine spararono solo dopo molti colpi ricevuti proprio perché certe volte è meglio un buon funerale che un brutto processo!

Per prevenire, si sa dall’alba dei tempi che devi mostrarti sempre pronto a combattere, non importa che siano uomini o lupi, non cambia nulla e se ogni tanto non ci scappa il morto o il ferito la situazione degrada sempre in peggio perché prendono coraggio e acquisiscono esperienza e competenza; quindi, prima o poi diventerai una loro vittima. Non sono mie idee ma dati di fatto con statistiche millenarie senza tali abitudini ci saremmo estinti da un pezzo! Ma stando all’attuale orientamento giuridico nazionale, quando insegno, intimorisco molto i miei allievi per le conseguenze dell’eventuale abuso nell’uso delle armi e cerco di istruirli al meglio per le attività di prevenzione oltre che a insegnargli a sparare benissimo anche affinché abbiano meno paura e quindi riducano gli effetti negativi dovuti a stress da aggressione.

4 – Come avrebbe potuto salvarsi?

Tutti son bravi col senno del “poi”, ma parliamo tecnicamente di tiro durante l’inseguimento e la forsennata sparatoria.

  • Innanzitutto, una formazione nel tiro statico fino almeno 25 metri (meglio 50) forse avrebbe permesso al carabiniere di poter sparare ad una distanza che avrebbe ridotto le possibilità di essere colpito. Non ti fanno allenare a 25 metri se non hai almeno il mitra. Ma se per cent’anni le abilitazioni al maneggio armi sono state fatte a cittadini novizi da abilitare a 25 metri con la pistola e 50 metri con la carabina, chi invece frequenta una scuola allievi per un anno, no…???
  • Aveva messo il colpo in canna alla pistola d’ordinanza che per regolamento i carabinieri devono portare abitualmente senza? Tempo medio 1,5 secondi. Possono mettere il colpo in canna solo in caso di pericolo imminente o preventivamente ad un intervento potenzialmente pericoloso. Nb. Mettere il colpo in canna durante un inseguimento in auto è una cosa molto potenzialmente pericolosa.
  • Come è successo tante volte del 1978, data dell’adozione della serie 92, questa volta, per ipotesi, mettendo il colpo in canna nella sua 92 FS non è che accidentalmente ha inserito la sicura e quindi premeva inutilmente il grilletto messo in stato di folle? In folle come il cambio, essendo stata disabilitata dalla sicura la connessione tra catena di scatto ed il cane. In queste condizioni di estremo stress e paura, ma accade anche in gare dove paura non c’è passano anche alcuni secondi prima di accorgersi del problema e si rimedi generalmente tra 1,5 e 6 secondi, purtroppo in casi di combattimento in 1,5 secondi un aggressore può darti 2 o 3 coltellate, spararti 2/3 colpi di pistola, 5 colpi di calibro 12 (45 pallettoni da 8,6 mm), 15 colpi di mitra, ecc
  • Esistono tecniche e tattiche di tiro anche per avvicinarsi ad un veicolo riducendo i rischi di venir colpito. Si e siechiama tiro tattico da copertura. Ma era stato istruito a questo?
  • Era stato istruito al tiro in movimento (dinamico da avvicinamento e eventualmente da allontanamento)? Sono esercizi base per chi svolge sport come il tiro dinamico sportivo che il FIIDS e IDPA, possibile che non sia uno standard nei carabinieri? Che gli insegnano in un anno di corso? E perchè non incrementano gli aggiornamenti?
  • Perché non hanno impugnato il mitra in dotazione quando scendevano dal veicolo di servizio? Forse era chiuso a chiave? Forse non avevano tempo per inserire il caricatore? Li avevano fatti allenare a fare questo?
  • Se una volta l’arma primaria erano la carabina o il moschetto dei motivi c’erano, perché non reinserirli almeno nella dotazione di reparto?
  • Perché non indossavano il giubbotto antiproiettile in dotazione? Perché non l’hanno indossato prima di scendere dall’auto? Avrebbero perso troppo tempo per farlo? Troppo caldo? L’Arma non fornisce canottiere termiche traspiranti o alternative più moderne? Costano anche poco. Ma soprattutto, erano stati istruiti, addestrati e fatti allenare ad indossarli velocemente?

Io continuo a non capire la involuzione nell’istruzione, addestramento e allenamento al tiro. Anche allenarsi con armi ad aria compressa o simulatori di tiro elettronici farebbe una differenza enorme! Ma anche addestrarsi con armi scariche (con apposite bacchette salva vita in canna), buone anche le soft air. Posso capire la mancanza di fondi e dei tempi per le trasferte ai poligoni di tiro. Ma quanto sopra si può fare praticamente a costo nullo! Gli ufficiali e i sottufficiali comandanti dovrebbero impegnarsi in questo, ma spesso manca la volontà, soprattutto degli ufficiali.

Non dico che dovrebbero ottenere gli stessi risultati dei miei allievi di corso intensivo che in meno di mezz’ora smettono di strappare i colpi in basso e a lato, poi iniziano a sparare bene con fuoco di sbarramento a 2/3 colpi al secondo, estrarre e sparare in meno di 1 secondo, camminare e sparare avanti e in dietro, saper sparare in piedi, in ginocchio e a terra, muoversi in copertura tattica. Il tutto in 2 ore, al massimo 3 per i più testoni. Ma anche solo allenarsi a ripetere i movimenti tattici operativi con le armi in mano possono fare la differenza tra la vita e la morte sviluppando automatismi mentali nell’agire e muoversi adeguatamente in sicurezza e oggi non piangeremmo un carabiniere, ma forse faremmo la colletta per pagargli le spese legali, del resto gli inseguiti nel loro covo avevano un arsenale e credo si allenassero anche a sparare…

5- Come sono stati arrestati i fuggitivi?

Anche se ho visto dei video, non lo so. Ma di certo quelli di quel reparto di polizia si addestrano e allenano più del normale standard dei carabinieri che di polizia e i risultati si vedono. Comunque entrambi iscritti nel registro degli indagati… Mentre il carabiniere superstite che nonostante abbia esploso 9 colpi ma senza riuscire a colpire nessuno, no. Perchè? Nb. Se quelli che sapevano sparare bene sono sotto indagine per omicidio, perchè chi non ha saputo sparare bene, cioè colpirli, non lo è per tentato omicidio? Nb. Il carabiniere superstite, come i 3 colleghi ha fatto sicuramente quello che era nelle sue possibilità per sopravvivere, ma per essere garantisti tutti dovrebbero essere indagati e ovviamente senza inutili rallentamenti.