Le pagelle di Biagio De Santis: Beretta 92FS e 98FS: la distruzione di un mito?

La pistola semiautomatica Beretta 92 FS, qui in versione Inox

Di Biagio De Santis, istruttore di tiro.

No, un vero mito non lo è mai stata, salvo per la massa di gente che non spara o che conosce solo l’arma che usa per servizio.

Già da poco dopo il suo primo ingresso sul mercato, nel 1985/86 in 7,65 Para e in 9×21 bastava entrare in un qualunque poligono di tiro e sentire e riscontrare i giudizi spesso negativi su quest’arma, negli anni 90 in Italia si diffuse il tiro pratico, poi chiamato dinamico e anche qui mostrò subito i suoi limiti, soprattutto perché all’epoca col 9 mm. era consentito e quindi preferibile competere in fattore di potenza major, comunque già noti all’estero in questa disciplina sportiva e similari. Più noti furono gli episodi di rotture e carrelli volati in faccia durante esercitazioni dei Navy SEAL appunto con uso intensivo di cariche maggiorate, così come per i problemi dovuti all’uso di silenziatori, con l’aumento delle masse per consentire il funzionamento si doveva aumentare anche la massa del proiettile (più pesante) e rimanere comunque al di sotto della velocità del suono, quindi cariche fuori standard per lei.

La Beretta 92FS smontata, si noti il blocchetto oscillante sotto la canna.

In pratica in principio ergonomicamente non era peggiore di molte altre sue coeve, ma i progettisti ritennero che dotarla di uno speciale sperone anteriore posto alla base dell’impugnatura che avrebbe dovuto favorire il controllo del rilevamento riducendolo, cosa di fatta apprezzata solo da alcuni grandi tiratori, ma di fatto favorisce il fenomeno di strappo in basso dei colpi dovuto alla P.C.I.S. cioè paura conscia e inconscia dello sparo, fenomeno presente quasi su tutte le armi da fuoco. Con la 92/98FS è peggio. Avete presente i fastidiosissimi colpi che finiscono in basso sul bersaglio solitamente a sinistra? Beh quando si spara a pochi metri dopo un po’ si riesce a risolvere il problema, mentre per le guardie giurate che dovevano superare prove di tiro a 25 metri era un vero incubo… alla prima prova la media era tra i 4 e i 9 colpi su 50 sulla zona punti del bersaglio! Come istruttore istituzionale e rappresentante dei tiratori agonisti ricordo di aver dovuto provare a centinaia di proprietari di 98FS che le loro armi erano precise, colpendo (a differenza loro) il 10 o il 10 mouches a 25 metri sul bersaglio di P.S.. Alla fine dovetti inventare apposite tecniche di tiro, impugnatura e di addestramento rapidissimo per promuovere i miei allievi nel pochissimo tempo a disposizione di una abilitazione. Diversamente con metodi classici occorrevano ore di reciproca pazienza, seguire individualmente gli esaminandi e anche oltre 100 colpi.

Biagio De Santis con pistole Beretta.
L’autore alle prese con alcune pistole Beretta 92.
  1. Ma la colpa non è tutta del produttore, vi erano specifiche richieste dal committente, cioè le ff.aa. statunitensi per la sua adozione militare e lo scatto militare anche in singola azione è abbastanza ostico per un tiro preciso. In effetti il concorso lo vinse SIG con la sua P226, si, un po’ meno affidabile ma più sicura nell’uso pratico e capace di far sparare discretamente bene con pochissimo addestramento praticamente tutti grazie a scatti ben progettati e una ergonomia adatta anche a personale con mani piccole. Il fatto di essersi inceppata a differenza della Beretta durante il test militare dopo bagno di fango in una betoniera non era un vero problema, in realtà la Beretta vinse per il prezzo stracciato proposto in gara d’appalto. Alla SIG rimasero le briciole per forniture speciali come personale di bassa statura come femminile e di origine ispanica (messicana) e su richiesta di alcuni reggimenti e reparti autorizzati ad acquisti autonomi. Però i campioni di tiro militari preferivano gareggiare con le Beretta dotate di una maggiore precisione intrinseca, inoltre con una piccola modifica si aumentava anche la sua già buona precisione. Ho visto alcuni dei migliori atleti militari statunitensi ottenere a 50 yard la precisione che molti campioni di PGC non hanno a 25 metri!
  2. I campioni di tiro sparano molto e di frequente, quindi il P.C.I. dello sparo su di loro è quasi completamente assente, al limite sui primi colpi.
  3. La sicura manuale e abbatticane sul carrello: altro punto debole, sebbene fosse già obsoleta negli anni 70, superata da sistemi abbatti cane come Walther P5 e SIG serie 220, che dire poi della sicura simil Colt 1911 dotata di abbatticane come dalla sorella Taurus PT92, ecc. Insomma soluzioni più moderne e sicure, ma soprattutto che non causino inserimenti involontari della sicura manuale quando si inserisce il colpo in canna. Che con mani piccole non necessitino di entrambe le mani per abbattere il cane e/o inserire la sicura, cose che comunque possono causare deviazioni dal punto di mira! Sembrerà una stupidaggine ma centinaia di morti sono stati causati da inserimento involontario della sicura in fase di difesa o di azione di attacco su armi con questo sistema di sicura quando non portate con colpo in canna e cane abbattuto, perché in caso di necessità la perdita dei secondi necessari a rimettere l’arma in condizioni di sparo sono stati letali! Nb. Non parlo solo di pistole con marchio Beretta. Inoltre in caso di conflitto a fuoco visto che la sicurezza reale si ottiene con la doppia azione, quindi portata in doppia azione, colpo in canna e sicura disinserita, se si spara e si vuol ritornare in condizione “sicurezza” si deve riabbattere il cane con l’apposito dispositivo e ritogliere la sicura, per questo sistemi ad abbattimento semplificato come SIG serie 220 sono ritenuti migliori in questo compito.
  4. Andando ad esaminare le mire sono state volute a maggiore visibilità, quindi più alte, tarate per i 25 m. ma poco adatte per il tiro a distanze differenti.
  5. Le guide del fusto sono state fresate in modo concavo, quasi impercettibile, ma c’è un motivo, ridurre gli attriti mantenendo ridotti i giochi tra fusto e carrello, aumentare l’affidabilità in caso di estrema sporcizia. Ma la cosa non dura a lungo, gli spigoli si usurano in circa 5000 colpi e i giochi tra fusto e carrello saranno ben percettibili.
  6. Rottura del blocchetto oscillante. Molti episodi si sono verificati entro i primi 5000 colpi. Ma a volte si rompevano parti della canna che lo ospitano. Problema risolto in successive versioni evolute, pare applicate anche negli ultimi esemplari della 98FS… Problemi spesso risolti gratis anche fuori garanzia. L’uso di munizionamento più potente della norma accelera o causa questo problema.
  7. Rottura del carrello. Problema risolto con la serie Brigadier e successive col carrello irrobustito. L’uso di munizionamento più potente della norma accelera o causa questo problema. A sentire tecnici Beretta il problema era dovuto a munizionamento pericoloso e non a difetti di fabbricazione e/o produzione. Comunque la sua robustezza sarebbe stata presto dimostrata anche sulla serie 98F con carrello standard. La versione F non aveva il sistema di fermo del carrello, quindi in casi di munizioni fuori standard ( ma per olti anche con munizionamento standard) si rischiava di ritrovarselo in faccia, il problema fu facilmente risolto con una piccola modifica e un inserto, l’arma di seguito prodotta fu rinominata con l’aggiunta di una S finale, 92FS/98FS, ecc, mentre le F furono velocemente e gratuitamente modificate dal produttore.
  8. Con il montaggio di silenziatori, compensatori, contrappesi e freni di bocca occorre aumentare la velocità di rinculo per consentirne il funzionamento semiautomatico, quindi si rischiano i problemi indicati nei precedenti 2 punti.
  9. Il mirino non può essere sostituito in quanto integrato al carrello, ma può essere coperto da un altro ad hoc.
  10. Esteticamente bellissima, ha fatto storia nel design armiero internazionale.
  11. Il ponticello adatto al tiro a due mani in posizione di impugnatura Chapman (indice sinistro sul ponticello), riprese la moda di quei tempi ispirata ai dettami di questo grande istruttore, poliziotto ed ex ufficiale dei marines statunitense già primo campione del mondo di tiro pratico. Tecnica di impugnatura di fatto pochissimo usata anche negli anni 80, oggi tale sagomatura è in disuso.
  12. Mancanza di slitta Picatinny le preclude la possibilità di montaggio di moltissimi accessori tattici e non. Ma sono disponibili slitte Picatinny aftermarket applicabili.
  13. Molti gli accessori disponibili come fondine a mire, componenti, ecc. Del resto è stata un best seller per anni e per oltre 30 anni arma d’ordinanza di uno degli eserciti e nazioni più armati al mondo.
  14. Il grip dell’impugnatura ha fresature antiscivolo adeguate anche se non al passo con i tempi come i più recenti modelli della produzione Beretta.
  15. Asse della canna considerato alto anche se non troppo rispetto alle comuni tendenze di mercato che lo vogliono molto basso per la riduzione del rilevamento. Anche per questo non viene ben vista dai tiratori sportivi dinamici che normalmente impugnano a due mani con la posizione Enos-Letham, poco adatta a contenere il rilevamento.
  16. Prezzo alto per un’arma della sua categoria, obsoleta nei: comandi, asse della canna alto, scatti adatti ad uso militare, sistema di porto, non ha la slitta Picatinny, senza modifiche non è competitiva nel tiro sportivo né statico, né dinamico, ecc. Ma non può mancare come arma in collezione.
  17. Smontaggio facile, ma come le sue simili il rimontaggio della canna complicato per mani non esperte soprattutto prima di 5000 colpi, facile perdere pezzi durante lo smontaggio da campo in teatro operativo, di recente è stata adottata una asta guida molla che permette di non perdere la molla di recupero.
  18. Durante i primi 5/10.000 colpi funziona regolarmente solo se ben lubrificata.
  19. Grazie ad un buon olio protettivo e lubrificante, a differenza di altre marche blasonate dimostra sin da subito una buon’affidabilità anche se non sgrassata, pulita e lubrificata con prodotti adatti. Altre armi in genere da nuove sono state trattate con oli solo protettivi, quindi se non rimossi con sgrassanti e sostituiti con lubrificanti peri primi 500 colpi anche le più celebri Glock, Colt 1911 e Sig serie 220 si inceppano di frequente.
  20. Di grandi dimensioni le sue lunghe mire facilitano la precisione, la sua lunga canna da 125 mm. (le prime 127 mm.) fanno sfruttare quasi a pieno la sua potenza, anche se con canne più corte e rigature dotate di canne a rigature poligonali le prestazioni sono sovrapponibili. Purtroppo per le dimensioni è poco o nulla adatta al porto occulto. Così come attualmente il peso non competitivo con le moderne polimeriche d’ordinanza la fanno comparare con armi ben più competitive e adatte a molti compiti.
  21. La durabilità spazia tra i 5000 colpi di alcuni (dovuta a rotture del blocchetto oscillante) ai 50/70.000 di più esemplari, ma anche con esemplari da oltre 100.000 colpi. Una revisione periodica presso la Beretta fa sì che la vita operativa di alcuni esemplari possa anche raddoppiare. Ne esistono esemplari che hanno sparato anche oltre 300.000 colpi, ma se per le 98 è un’eccezione per altre armi moderne è la norma o quasi.

La Pagella di Biagio De Santis

Scheda Tecnica

Azione Singola/Doppia con mezza monta del cane
Lunghezza Canna 125 millimetri, cromata internamente
Calibro 92FS 9X19 – 98FS 9×21 IMI
Caricatore 15 colpi, bifilare. Disponibili di maggior
capienza.
Altezza totale 137 mm
Lunghezza totale 217 mm
Spessore totale 38 mm
Peso scarico 945 grammi
Sicura manuale Ambidestra sul carrello con abbatti cane
Sicura automatica Doppia al percussore
Mire Mirino fisso, tacca di mira inserita a coda di rondine
Avvisi Colpo in camera tramite l’estrattore sporgente e colorato
Sgancio caricatore A pulsante reversibile per mancini
Hold open Lato sinistro, non reversibile
Slitta Picatinny No
Materiali Carrello e canna in acciaio, fusto in Ergal
(lega d’alluminio).

La Beretta 92 X Performance con fusto tipo Vertec.

Pur essendo stata adottata dall’esercito USA la Beretta 92/98 non è mai stata una buona arma nemmeno ai suoi tempi, rappresentando ai 25 metri l’incubo per gli istruttori di tiro. A lei preferibili da molti utenti in divisa anche sue versioni precedenti come la 92SB, tanto per non parlare della 92S che vanta ancora molti fans. Solitamente per spararci bene occorre un uso frequente, ben superiore alla media di altre armi di sua concorrenza, del resto la P.C.I. è un problema reale. Nata concettualmente obsoleta, concettualmente discendente dalla monofilare Walther P38 del 1938, arma volutamente con sottile caricatore monofilare per non compromettere l’ergonomia ottenibile dagli studi dell’epoca. Inadatta ad uso di polizia, porto occulto, uso militare, difesa personale, dinamico sportivo e accademico (cosa che non le riusciva bene nemmeno con la 98FS Target). Col montaggio di una buona impugnatura “after market” venduta addirittura anche dalla Beretta stessa molti problemi ergonomici di tiro si riducono e la portano a livello pari o superiori di pistole similari. Ma la gente è interessata più a guancette di bella estetica e alla moda che a colpire il bersaglio centralmente, così come esistono componenti di scatto che la rendono nella pratica più precisa. Non per nulla negli aggiornamenti voluti dalle FF.AA. U.S.A. l’ergonomia si è notevolmente diversificata portandola fino al suo canto del cigno rappresentata dalla M9A3 che riprende l’impugnatura della vecchia Beretta Vertec, cioè vagamente somigliante all’ergonomia di una 1911… risultando certamente migliore all’uso per la gran maggioranza degli utenti rendendola “friendly use” (facile all’uso).

La Beretta M9, denominazione ufficiale della 92 adottata dall’esercito statunitense.

Nb. In America qualunque cosa che somigli a J.F. Kennedy, una Ford Mustang, Marilyn Monroe ed a una 1911 piace e si vende. Ma anche nel caso che non gli somigli realmente basta solo dirlo e gli americani ci credono.

Concludendo:

  1. Secondo molti esperti non regge l’uso prolungato di munizionamento a carica maggiorata, quindi secondo i dettami statunitensi sarebbe inidonea per difesa personale e polizia.
  2. Non dura a lungo come altre pistole d’ordinanza, basti pensare che alcune hanno raggiunto 1.000.000 di colpi.
  3. Non è di facile uso, tra le peggiori al mondo in questo, però sono problemi di P.C.I. quasi completamente risolvibili con poche decine di euro di accessori. Portandola al livello delle altre o completamente risolvibile con 5 minuti di lezione teorica specialistica di tiro e 25 minuti di pratica sparando 50 colpi, lezione che comunque è utile per qualunque pistola semiautomatica. Gli scatti di serie sono per uso militare, realizzati su indicazione delle ff.aa. U.S.A.. Comunque anche loro sostituibili con versioni alleggerite e a corsa minore, meno sicure nell’uso pratico ma che consentono più facilmente di raggiungere una ottima precisione.
  4. Metodo di sicurezza di porto ed uso obsoleto come tutte quelle con dispositivo di sicura e abbatti cane posti sul carrello.
  5. Le dimensioni e la disposizione dei comandi non la rendono ottimale nell’uso e manipolazione rapida da parte di utenti con mani piccole e medie.

Insomma il rapporto qualità prezzo non piace a prescindere, con tutti questi problemi riscontrati, personalmente posso solo consigliarla per collezionismo come un’arma ex ordinanza destinata a rappresentare un’epoca vicina di riscatto del settore armiero italico, ma distante dall’attuale concetto di arma moderna.

Modernità che la ha vista evolvere nelle forze armate USA fino alla versione M9A3. Ora sostituita da una pistola a fusto polimerico modulare a percussione interna, dal costo inferiore a tutta la concorrenza, ma nonostante tutto non così “friendly use” come sperato, anzi…

Le scelte delle FF.AA. statunitensi sono generalmente condivisibili ma nei dettagli ampiamente opinabili e contestabili.